Esperienza unica, fatta con una zia acquisita, Mimi, che mi ha accolto nel suo paese adottivo.

Considerate che il viaggio dovevo farlo nel 2015 proprio poco dopo il forte terremoto che ha colpito il paese.

Ho deciso di rimandarlo all’anno successivo, per rispetto, non volevo essere il “rompi” che in quel momento era di troppo.

Insomma come quell’ospite poco gradito che ti arriva a casa.

Vi dico che l’attesa non ha fatto che aumentare la mia voglia di partire, di incontrare “il gioiello dell’Himalaya”.

Non mi bastano poche righe per raccontarvelo. E’ una terra che mi ha lasciato un ricordo indelebile.

Sono troppe, tante le emozioni che ho provato mentre passeggiavo tra le vie affollate di Kathmandu, tra clacson e colori.

E che dire del sorvolo che mi ha portato così vicino al Monte Everest da sentirne l’energia della Pacha-Mama (la madre terra) che tutto può.

Ho avuto anche la possibilità di rallentare i ritmi, immergermi nella spiritualità Nepalese e conoscere il bellissimo popolo che rende ancora più speciale il viaggio.

Come dico spesso ai miei clienti il Nepal è il modo giusto per avvicinarsi all’oriente, alla sua cultura.

Non si viene catapultati in una terra troppo distante da noi, anzi, troverete sempre occhi scuri e sorridenti pronti a spiegarvi cosa sta succedendo.

I viaggi in pullman restano i momenti più faticosi, le distanze sono lunghe e le strade impervie. Ma se decidete di restare incollati al finestrino a guardare fuori, il tempo passera più velocemente.

Il mio viaggio è partito dalla grande città, passando per Bhaktapur patrimonio dell’Unesco, per poi continuare al Chitwan Park, dove a dorso di un elefante ho fatto un safari davvero wild.

Stavo dimenticando la cucina, sperimentate tutti i piatti. Davvero gustosi, gli ingredienti sono poveri ma i piatti diventano davvero ricchi.

Se solo per un attimo vi ho portato con la mente in viaggio con me, la missione è riuscita.

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