Dopo aver vissuto una bellissima esperienza in Sudafrica, di cui ricordo tutt’ora le forti emozioni provate, ed essendo innamorata dell’ Oceano Indiano, sempre nello stesso anno, decido di intraprendere un viaggio in un paese ancora sconosciuto e incontaminato.
Dopo tre voli atterro all’aeroporto di Nampula, in Mozambico.
All’arrivo mi attende un autista che mi accompagnerà in due ore e mezza di fuoristrada, attraversando villaggi nell’entroterra rurale, osservando i mercati e la rossa terra di mamma Africa, al Coral Lodge 15.41, uno splendido ecolodge di dieci ville che sorge in un contesto paesaggistico dall’ indescrivibile bellezza.
Il fenomeno delle maree regala allo sguardo l’immagine di una spiaggia infinita, dove i colori verde azzurro del mare si fondono con il bianco candido della sabbia corallina.
In riva al mare ci si imbatte in tanti bambini, pronti ad esibire il loro sorriso migliore, dediti alla raccolta di molluschi, resa possibile grazie alla bassa marea.
Il Lodge offre un servizio impeccabile, lambito da un lato dalle acque dell’ oceano e dall’altro da una laguna dove una gran varietà di pesci nuota indisturbata tra le mangrovie.
L’esperienza di cenare in spiaggia sotto un cielo così stellato è davvero impagabile.
Dalla struttura a bordo di un dhow, la tipica barca senza motore, la cui vela è sostenuta da un tronco di un albero, così come il timone, raggiungo Ilha de Mozambique, l’ex capitale del paese.
Dichiarata patrimonio dell’Unesco l’isola è lunga tre chilometri e larga cinquecento metri. Vi si trovano due città: Stone Town e Makuti, l’una era abitata solo dai bianchi e l’altra dai neri, questo fino al 1975. Ilha gode di un fascino ormai decaduto, ma ne vale indubbiamente la pena passeggiare sul suo lungomare, salire sulla Fortaleza de San Sebastiao e incontrare la gente del posto ansiosa di festeggiare la fine del Ramadam, nonostante questo significhi scontrarsi con una realtà fatta di un’estrema povertà, testimoniata anche dalle condizioni disumane dell’ospedale, che lascia davvero sconcertati.
Dopo tre notti al nord trascorro due notti al parco nazionale di Gorongosa, non certo comodo da raggiungere, dista infatti tre/quattro ore dall’aeroporto di Beira.
Il parco misura 5000 chilometri quadrati, purtroppo dopo vent’anni di guerra civile non sono rimasti molti animali, ma ho ho comunque la fortuna di vedere una leonessa riposarsi all’ombra di una palma, e poi elefanti, bufali, gazzelle, antilopi e tanti facoceri, ospiti anche loro del Lodge. Il paesaggio di indubbia bellezza trasmette una sensazione di estrema pace e serenità.
Dalla natura incontaminata ed affascinante del Bush con un altro volo della Lam raggiungo la capitale. Arrivando di notte Maputo sembra una città fantasma, ma il mattino successivo si accende di vita. Il traffico è intenso, le strade sono popolate da insistenti commercianti e abili calzolai, alti edifici sovraffollati si alternano a vecchie baracche.
La stazione ferroviaria, Camino de ferro, sembra regnare sulla città come un’anziana regina. Con un Tuk Tuk si può raggiungere il mercato del pesce, dove è possibile comprarlo e farselo cucinare al momento. Per cena non bisogna farsi mancare il pollo piccante al Piri Piri, un tipo ristorante frequentato da molta gente del posto.
Un’altra ora di volo e da Maputo raggiungo Vilankulos, una città sulla costa, dove trascorro solo una notte al Casa Rex. Anche qui il paesaggio che mi si presenta è mozzafiato, con la bassa marea il mare assume tutte le tonalità del blu e dell’azzurro. Ho anche l’occasione di partecipare ad una battuta di pesca! Questa cittadina di mare sembra molto vivace e festaiola, infatti sono molto frequenti feste fino all’alba. Il giorno successivo in mezz’ora di barca raggiungo il tanto atteso paradiso: l’arcipelago di Bazaruto. Per quattro notti soggiorno al Marlin Lodge sull’isola di Benguerra, che si rivelerà essere molto più bello di quanto potessi immaginare… E già le mie aspettative erano alte. La struttura è costituita da 16 camere, ognuna con accesso diretto al mare ed un tramonto praticamente privato! Meraviglioso! Il servizio è ottimo, si cena in spiaggia sotto un cielo stellato ineguagliabile. L’ultimo giorno ci organizzano un pic nic su una piaggia dall’altra parte dell’isola, dove dune di sabbia bianca finissima si tuffano in un mare turchese.
Il viaggio ormai volge al termine e l’ultima notte prima del volo intercontinentale decido di trascorrerla all’Hotel The Michelangelo di Johannesburg. L’hotel si affaccia su Nelson Mandela Square, il servizio offerto è eccellente. Per cena non voglio assolutamente perdere un’altra squisita zuppa africana e a seguire un filetto di carne divino accompagnato da un corposo vino rosso sudafricano, il Syrah.
A presto Mamma Africa! Ogni volta questa terra mi regala paesaggi meravigliosi ed emozioni indimenticabili.